dine in the dark

Prima sera a Phon Phen, seduti di fuori dal nostro hotel sorseggiando una birra ci facciamo incuriosire dall’insegna di un ristorante dal lato opposto della strada, che non ha decisamente il tipico tocco asiatico, ma ricorda di piú un  ristorante fancy in qualche cittá europea.

Entriamo nella hall e chiediamo informazioni: si tratta di una catena di ristoranti in cui il pasto viene consumato nel buio assoluto, servito da ragazzi ciechi. Incuriositi, decidiamo di provarlo.

Nella hall ci viene chiesto di scegliere il tipo di menu: vegetariano, europeo o khmer (cibo tipico cambogiano). Io opto per il khmer, e Marco per l’europeo. Il menu comprende 3 portate:  antipasto, piatto principale e dolce, ma non ci é dato sapere cosa mangeremo, ci verrá infatti rivelato alla fine della cena.

Veniamo accompagnati nella sala da pranzo da un ragazzo cambogiano che sará il nostro cameriere per il resto della serata. Appoggio la mano sulla sua spalla e ci facciamo guidare dentro al buio piú assoluto.

Una volta seduti, con difficolta, ci viene ‘mostrato’, con l’aiuto del tatto, dove tutto é posizionato sul tavolo, posate, piatto e bicchiere…Durante la cena, restiamo nel buio completo, gustando le varie portate, cercando di indovinare cosa stiamo mangiando.

Una volta finito il dolce, chiediamo al nostro cameriere di accompagnarci di fuori, dove finalmente torniamo a vedere.

Nella hall ci vengono quindi mostrate le foto dei piatti che abbiamo appena consumato…basti dire che io ero convinta di aver mangiato fried rice, e in realtá era un tortino di patate..Fidatevi, quando nei programmi di cucina in televisione fanno la prova dei sapori, non fanno finta di sbagliare. E’ veramente difficile individuare un sapore senza l’aiuto della vista, provare per credere!

Esperienza decisamente interessante, in quanto stimola il tatto, l’olfatto e il gusto in modi in cui non siamo abituati.

Parte dei ricavati vanno in beneficenza, e da’ a ragazzi ciechi un buon lavoro, in uno stato in cui non credo esista pensione di invaliditá.

 Silvia

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